FVG: PIL rivisto a +0,3% nel 2025. Export, industria e servizi rallentano; segnali di ripresa nel 2026
Friuli Venezia Giulia: stime di crescita 2025 tagliate a +0,3% per il rallentamento di export, industria e servizi. Nel 2026 attesa una ripresa moderata a +0,7%.
10/28/20252 min read
Quadro generale
Le ultime proiezioni sulla crescita del Friuli Venezia Giulia indicano un PIL 2025 a +0,3%, in calo rispetto alle stime estive (+0,7%). Il 2024 dovrebbe chiudersi quasi piatto, mentre per il 2026 si prospetta un rimbalzo a +0,7%. Alla base della revisione ci sono un minore contributo di export, industria e servizi e uno scenario esterno più fragile.
Consumi e investimenti
Consumi famiglie: dopo il lieve recupero del 2024, sono attesi in aumento dello 0,6% nel 2025 e +0,9% nel 2026. La propensione al risparmio, pur in attenuazione, resta alta e frena la spesa.
Investimenti fissi lordi: dopo la decelerazione 2024, sono previsti +2,7% nel 2025 e +0,2% nel 2026. A sostegno concorrono il calo dei tassi, condizioni creditizie più favorevoli e gli incentivi (bonus edilizi, Transizione 4.0/5.0). Gli investimenti pubblici legati al Pnrr continuano a trainare i fabbricati non residenziali.
Export e manifattura
Nel primo semestre dell’anno l’export ha mostrato forte volatilità (spinte di anticipazione legate ai dazi USA nel primo trimestre e flessione nel secondo). La previsione per il 2025 è stata rivista a +3,3% (dal +7,1% estivo); nel 2026 atteso +2%, anche per l’auspicata ripresa tedesca e il graduale assorbimento degli shock tariffari.
Per la manifattura, il valore aggiunto è stimato +0,5% nel 2025 e +0,9% nel 2026.
Costruzioni e servizi
Costruzioni: fase di normalizzazione con +1,1% nel 2025 e una possibile contrazione nel 2026 (-2%) dopo gli anni spinti dai bonus.
Servizi: stagnazione nel 2025 (0,0%), possibile recupero nel 2026 (+1,2%).
Lavoro e demografia
L’occupazione dovrebbe crescere dello 0,8% nel 2025 e +0,5% nel 2026. Il tasso di occupazione 15–64 anni salirebbe al 69,5% nel 2025 e 70,2% nel 2026 (ben sopra il 2019).
Resta però il nodo demografico: l’uscita di lavoratori anziani e il calo della popolazione attiva richiedono maggiore partecipazione di donne e giovani e flussi regolari di lavoratori stranieri. Sul fronte della sostenibilità del welfare, è cruciale allargare la base contributiva e contrastare l’evasione.
Rischi esterni
Le previsioni restano esposte a un’elevata incertezza geopolitica e commerciale. Il commercio mondiale è visto rallentare dal +2,8% nel 2025 all’1,2% nel 2026 per effetto delle barriere tariffarie. La svalutazione del dollaro ha inciso sulla competitività delle vendite all’estero, mentre l’energia resta più cara del passato (gas intorno a 32 €/MWh, contro i 14 €/MWh del 2019).
Le priorità per il territorio
La sfida resta la produttività. Le leve indicate come prioritarie:
investimenti in competenze tecniche e formazione continua;
riqualificazione dei distretti e delle aree produttive;
logistica e servizi territoriali più efficienti per sostenere export e filiere.
Cosa significa per le imprese (e come muoversi)
Pianificare la liquidità: rivedere cicli di incasso/pagamento, prevedere buffer di cassa e strumenti come factoring pro-soluto.
Difendere i margini: aggiornare listini e contratti con clausole di revisione prezzi e lead time realistici.
Diversificare l’export: alleggerire eccessi di concentrazione su mercati più deboli; presidiare Germania ma aprire canali alternativi.
Rafforzare la filiera: partnership su acquisti/energia, condivisione dati e pianificazione comune della domanda.
Proteggere il credito commerciale: utilizzare assicurazione del credito e business information per limiti di fido dinamici e monitoraggio continuo, specie su clienti più esposti.
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